Testimonianze del 25 aprile 1945
All’indomani dell’occupazione tedesca e della nascita della Repubblica sociale a dirigere il rettorato in quella fase così critica viene chiamato direttamente dal consiglio dei docenti, contro il parere del governo repubblichino, il professor Gino Cassinis, che con grande dignità dopo la nomina si rifiutò di giurare fedeltà alla nuova Repubblica di Mussolini.
Era la prima volta che in Italia, in netto contrasto con le disposizioni della dittatura, si procedeva alla elezione democratica di un rettore.
Il Rettore Cassinis si distinse in quella fase così delicata e cruenta a difendere l’autonomia dell’Ateneo e i suoi beni bibliografici, archivistici. Tutelò in specie gli studenti con obblighi militari, affinché potessero sostenere gli esami e preservò i laboratori scientifici e i suoi preziosi materiali, coprendo con la dovuta discrezione la cospirazione antifascista e antirazzista. Tant’è che nei sotterranei dell’Università sotto la protezione del rettore venne installato un centro radio clandestino con radiotrasmittenti e centralino telefonico di collegamento tra le forze partigiane. Attività questa diretta dal professor Gian Battista Boeri, responsabile del servizio informazioni partigiano, assieme all’ing. Francesco Moschettini, un giovane laureato del Politecnico che dopo l’8 settembre aveva abbandonato la Marina per passare nel corpo dei Vigili del fuoco.
Sempre nei sotterranei giacevano depositi d’armi partigiane che furono in seguito scoperte dalle brigate nere “Tonoli” di via Andrea del Sarto a causa di una spiata. Questa costerà l’arresto di alcuni componenti delle squadre di primo intervento del Servizio di protezione antiaerea, tra cui l’ing. Bruno Setti, il dott. Andrea Marioni, il rag. Antonio Montiglio, il sig. Giovanni Asti e la deportazione dell’ing. Francesco Moschettini nel lager di Gusen, dove muore il 24/1/1945. Così viene ricordato il ruolo dell’emerito rettore:
Nel corso del 1944, con il tacito appoggio di Cassinis, l’Ateneo divenne un centro di cospirazione: qui si incontrano i dirigenti del movimento clandestino, si tengono riunioni di preparazione dell’insurrezione, nei sotterranei della palazzina del rettorato fu installata una centrale telefonica che faceva capo ad una ‘perfetta’ rete autonoma che collegava tra loro le Brigate Matteotti operanti a Milano; tra gli addetti al servizio di protezione antiaerea, per iniziativa di Bruno Setti (dovente di Caldaie a vapore), si costituì una Squadra di Azione Partigiana che operava avvalendosi dei permessi di cui godeva lo stesso servizio di protezione, come la libertà di muoversi di notte, di circolare in bicicletta, di trasportare materiali, di disporre di combustibili, ecc.
Il 27 settembre 1944, in seguito alla scoperta di un deposito di armi, occultato in una intercapedine ricavata dal pavimento del primo piano e il soffitto del piano terra, praticamente sotto l’ufficio di Cassinis, le brigate nere operarono una serie di arresti, che misteriosamente si risolsero con il rilascio degli attestati.
A Liberazione avvenuta, lo stesso rettore Cassinis così commentava il fatto: “Effettivamente la polizia delle Brigate Nere come quella dell’aeronautica repubblicana, erano ben poco pratiche si lasciarono sfuggire, anche nei nostri riguardi favorevoli occasioni; né mai ebbero sentore dell’istallazione nei locali del Politecnico di un centralino telefonico, come di altre iniziative clandestine. Di tale imperizia non portiamo certo loro rancore”.
Il rettore Cassinis, che nel dopoguerra diverrà sindaco di Milano, nel corso dell’inaugurazione dell’Anno Accademico 1946-’47, conferirà 46 lauree ad honorem agli studenti caduti per la libertà.