“Il teatro è la maniera più divertente di raccontare una storia perché mette insieme efficaci elementi, come la parola, la gestualità, la musica e la danza. Può affrontare temi seri della vita facendoci riflettere senza annoiare. Insomma il teatro è passione.”

Proprio per questo La Terna Sinistrorsa si impegna ad organizzare una nuova edizione dell’ormai tradizionale Rassegna Teatrale primaverile, portando il teatro nel cuore del Politecnico e rendendolo accessibile a tutti.
Il progetto si basa infatti sulla nostra concezione di università pubblica, intesa non solo come luogo di formazione tecnico-teorica ma come spazio per la comunità, luogo di confronto e di cultura da cui studenti e cittadini possano attingere liberamente per crescere intellettualmente e politicamente

Gli spettacoli in programma infatti avranno tematiche fortemente attuali, di carattere civile, etico e socio-politico, e al termine di ognuno di essi cercheremo di lasciare uno spazio di dibattito e discussione con regista ed attori.

Gli appuntamenti sono i seguenti:

  • 13 marzo
    Mafie, maschere e cornuti“, con Giulio Cavalli
  • 22 marzo
    Miles gloriosus..ovvero: morire d’uranio impoverito”, con Antonello Taurino
  • 12 aprile
    Stelle infrante, le donne e la Shoah” con Laura Mantovi
  • 3 maggio (*)
    Il Matto 3. Ovvero io non sono Stato”, con Massimiliano Loizzi

Gli spettacoli si terranno al Politecnico di Milano. In particolare i primi tre si terranno in Aula De Donato, Edificio 3, Piazza Leonardo da Vinci 32. Invece lo spettacolo del 3 maggio si terrà nell’Auditorium della Casa dello Studente (via Pascoli 53). L’inizio è previsto alle ore 20:45.

INGRESSO GRATUITO

Quest’anno inoltre abbiamo deciso, insieme ad Emergency, di allestire dei banchetti prima di ogni spettacolo, per raccogliere offerte da devolvere ad Emergency.

Per info contattateci a info@ternasinitrorsa.it o sulla nostra pagina facebook. 

Descrizione degli spettacoli:

  • “Mafie, maschere e cornuti“:
    Dalla lezione dei giullari del ‘500 abbiamo imparato che la risata è l’arma più potente contro i prepotenti: quando il potere è incapace di governare rispettando le regole teme la parola dei giullari perché ha bisogno di nascondere le proprie impudicizie.

Le mafie, da sempre, sono un’incrostazione di potere che sopravvive grazie (anche) alla proiezione che riescono a dare di se stesse; ma quanto c’è di vero nella narrazione mafiosa (e di chi nel raccontarla finisce per celebrarla con un concorso culturale esterno) che quotidianamente ci viene proposta? Siamo sicuri che Riina (l’uomo che sognava di mangiare carne, comandare carne e cavalcare carne) potesse tenere da solo sotto scacco un intero Paese? E cosa ci dice lo scalcagnato covo di Provenzano?

Ripartendo dallo spettacolo “Nomi, cognomi e infami” (che ha girato l’Italia per ben 10 anni con oltre 500 repliche complessive) Giulio Cavalli smonta l’onorabilità mafiosa delle nuove leve raccontandone i vizi privati e smontandone l’onore. Ci sono i mafiosi surgelati che a Alcamo si incontrano nella cella frigorifera di un negozio di ortofrutta sperando di non essere ascoltati; i bambini di ‘ndrangheta che scrivono lettere in cui sognano di “diventare boss come papà”; c’è il camorrista che si traveste da donna per coprire la propria latitanza; i fratelli Marchese (Cosa Nostra) che pensano di uccidere i genitori dell’amata di uno dei due per aggirare la norma che impedisce a un uomo d’onore di sposare una donna con genitori separati (ma non orfana); c’è il padrino che autorizza una storia di corna per “liberare” uno dei suoi picciotti; c’è il patetico giuramento mafioso con cui si viene “combinati” e molto altro.

Ripercorrendo le operazioni antimafia degli ultimi anni “Mafie, maschere e cornuti” racconta la tragica comicità di una mafia che svelata non può fare così paura. Perché ridere di mafia è antiracket culturale. E le mafie, come tutte le cose terribilmente serie, meritano di essere derise.

 

  • “Miles gloriosus..ovvero: morire d’uranio impoverito”
    Una storia di misteri, di morti e di colpe, di malati, tribunali e assurdità. Ma proprio per questo, chi meglio di due cialtroni può raccontarla?

L’ironia più feroce e il dramma della cronaca vera sono elementi intrecciati in un questo spettacolo che, di storie, ne racconta due. Nato da una dettagliata inchiesta durata due anni, lo spettacolo narra con toni comicissimi una tragedia. Perché appunto vi s’intrecciano la storia dei soldati vittime dell’uranio impoverito di ritorno dalle “missioni di pace” negli anni 90’, lontani dal clamore retorico del patriottismo nostrano, e quella farsesca ed esilarante di due teatranti sciamannati, Mimmo e Pasquale, che, tanto cinici quanto cialtroni, cercano idee per il loro nuovo spettacolo: “Deve essere di teatro impegnato, civile! Perché il genere tira..” Sì, ma quale storia scegliere? Ecco allora che al motto di “le tragedie italiane a Teatro se l’è già fregate tutte Marco Paolini, se c’è libera questa qui dell’uranio bisogna approfittarne!”, i due diventeranno inconsapevoli narratori di una delle pagine più tristi e oscure nel recente passato del nostro Paese.

Le vicissitudini dei due teatranti costituiscono una cornice che permette al pubblico di venire a conoscenza degli aspetti più sconcertanti della “Ustica degli anni 2000”, cioè di questi soldati mandati a morire senza protezioni, assistendo alle loro prove, mentre i due si documentano, tra un comicissimo siparietto e l’altro. E i due vanno avanti nel loro progetto nonostante una serie di minacce – vere, documentate e citate nello spettacolo – subite da chi, della faccenda, si è interessato. La delicatezza e la lunghezza della vicenda (gli ultimi vent’anni di storia italiana) ha imposto una ricerca dettagliata su testi, sentenze, interviste a soldati e parenti di vittime, documenti di Commissioni Parlamentari e Difesa e che non potrà mai dirsi conclusa. Recenti sono sia sentenze di giustizia civile (ad oggi 24) che riconoscono la responsabilità dell’Uranio e le colposa sottovalutazione del rischio del Ministro della Difesa dell’epoca, on. Sergio Mattarella, sia un decreto legge che conferisce impunità penale alle alte sfere dell’Esercito coinvolte nella vicenda. Le Associazioni parlano di 314 morti e 3700 malati. Per la Difesa queste cifre sono da ridursi a un decimo.

 

  • “Stelle infrante, le donne e la Shoah”
    Stelle infrante – Le donne e la Shoah è un appassionato scandaglio nel femminile, attraverso un percorso emozionale fatto di voci, parole, movimenti e musica che punta dritto alla nostra parte più viva e vibrante.

“È  con grande rispetto e cura che ci facciamo carico di un poco del loro dolore per non dimenticare, mai, e per dir loro grazie per la forza, la lucidità e l’impegno che ancor oggi riescono a regalarci. L’orrore del passato deve essere monito di memoria e responsabilità per ognuno di noi”.

 

  • “Il matto 3. Ovvero io non sono Stato
    Una tragica farsa sui migranti, i confini, dio e mussolini. Dopo lo straordinario successo de Il matto e Il matto 2, Loizzi porta in scena il terzo capitolo della sua personale trilogia sull’Italia e i morti di Stato, con il suo folle processo, dissacrante, ironico e drammatico, per una nuova “inchiesta” di ordinaria follia sulle storture del “Bel Paese”, dove persino Gesù Cristo, redivivo e rivoluzionario, sarà testimone chiave e accusatore. Questa volta portando alla ribalta – e quasi spingendo con violenza a prenderne parte – uno dei temi più discussi della storia della Seconda Repubblica: gli stranieri. O migranti, immigrati, extracomunitari, a seconda di come la stampa del momento preferisca definirli.
    Ottobre 2013: il naufragio dei bambini.
    Nave Libra, il pattugliatore della Marina Italiana, è ad appena un’ora e mezzo di navigazione da un barcone carico di famiglie siriane che sta affondando. Ma i comandi militari italiani sono preoccupati di dover poi trasferire i profughi sulla costa più vicina. Così non mettono a disposizione la loro unità, nonostante le numerose telefonate di soccorso e la formale e ripetuta richiesta delle Forze Armate maltesi di poter dare istruzioni alla nave italiana perché intervenga. Il peschereccio, partito dalla Libia con almeno quattrocentottanta persone, sta imbarcando acqua. Dopo cinque ore di attesa e di inutili solleciti da parte delle autorità maltesi ai colleghi italiani, il barcone si rovescia. Muoiono duecentosessantotto persone, tra cui sessanta bambini.
    Il processo messo in scena come una farsa tragicomica diviene caricatura che mette in luce le pecche grottesche della giustizia e, nel solco della migliore tradizione della satira e del teatro civile, punta il dito sul silenzio omertoso dello Stato; il tutto condito dall’ironia surreale di Massimiliano Loizzi che perdura per tutto lo spettacolo, capace di render comici anche i momenti più drammatici, e rendendo così meno pesante uno dei casi insoluti dell’ingiustizia italiana, tra i più dolorosi della nostra storia recente.

 

(*) Lo spettacolo del 3 maggio si terrà nell’Auditorium della Casa dello Studente.

 

Iniziativa realizzata con il contributo del Politecnico di Milano