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Oggi, 26 ottobre, si è svolta la cerimonia di inaugurazione del 153° anno accademico del nostro Ateneo. Tra gli invitati spiccano il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca Stefania Giannini, il Presidente della regione Lombardia Roberto Maroni e il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia.

Sia il ministro Giannini che il presidente Maroni hanno fatto un intervento durante l’inaugurazione, entrambi citando cifre distanti dalla realtà dell’università italiana e cercando di usare i successi del nostro ateneo come meriti personali: ci sentiamo quindi in obbligo di riportarli alla realtà dei fatti smentendo alcune loro dichiarazioni.

Maroni fa propaganda con i numeri: secondo il presidente “Regione Lombardia ha erogato 14.000 borse di studio spendendo 60 milioni di Euro”. Gli ricordiamo che il Diritto allo studio è in realtà finanziato in parte dagli studenti stessi tramite la tassa regionale per il diritto allo studio, pagata all’atto di iscrizione (140€ ciascuno – equivalenti al 55% del finanziamento complessivo). Poi lo Stato mette un’altra grossa fetta circa il 33%, mentre “l’eccellenza lombarda” solo briciole con il 12% (soprattutto in confronto a quanto stanzia alle scuole private con la “dote scuola”), senza contare che la nostra regione è l’unica in Italia ad aver ristretto i criteri di accesso alle borse tramite un accordo Formigoni-Gelmini. Inoltre, insieme ai rappresentanti delle altre università Lombarde abbiamo scritto due volte all’assessore Aprea in quest’ultimo anno, prima per scongiurare il taglio al fondo per gli enti per il diritto allo studio, poi per chiederle una presa di posizione sull’emergenza ISEE che secondo alcune stime potrebbe diminuire del 20-25% le borse di studio nelle università lombarde per questo anno accademico, su questo attendiamo una risposta.

Ma è il ministro Giannini a dare spettacolo. Cita i successi del Politecnico sia nell’ambito della ricerca (Horizon 2020) che in quello della didattica (aumento di attrattività internazionale per studenti e docenti), ma le vogliamo ricordare che questi sono stati resi possibili senza nessun aiuto da parte del ministero da lei presieduto e, anzi, andando controcorrente rispetto ad alcune linee politiche da lei designate: diminuzione dei fondi per la ricerca di base e mancanza di un adeguato finanziamento al sistema universitario tutto.

Finalmente il ministro si è resa conto della riduzione del numero delle immatricolazione nelle università pari a 70.000 studenti negli ultimi anni. Nonostante faccia parte del Governo da più di un anno non ha messo in atto nessuna politica per invertire questa rotta, anzi ha solo peggiorato la situazione: innanzitutto meno borse di studio dovute all’indicatore ISEE, carenza di fondi strutturali del DSU (a questo proposito il nostro Ateneo ha dovuto negli ultimi anni usare fondi propri derivanti dalle tasse universitarie per pagare le borse di studio, invece di migliorare i servizi agli studenti), nessun aumento del finanziamento statale alle università (FFO) che continua a risultare definanziato a causa dei tagli Tremonti-Gelmini, peggioramento del divario nord-sud a causa dell’aumento della quota premiale senza una vera analisi delle condizioni di partenza dei singoli atenei. Tutto questo senza contare che il nostro Paese “vanta” il terzo posto nella classifica tra gli stati europei con tasse universitarie più alte ed è invece tra gli ultimi per sussidi agli studenti (11% di studenti che ricevono sussidi sul totale della popolazione universitaria, contro il 34% della Francia e il 25% della Germania).

Il ministro, inoltre, cita il tavolo che si è insediato sulla tematica dell’emergenza ISEE venerdì 16 ottobre per evitare il concretizzarsi della proiezione di perdita del 20-25% di borse di studio a causa della modifica dell’indicatore. Dimentica, però, che questa problematica era già stata segnalata dal Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, al quale partecipa anche un nostro rappresentante, ma è stata sempre ignorata. Se avesse ascoltato gli studenti in tempo, ora non ci troveremmo in questa situazione.

Vanta dei risultati della legge di stabilità, glissando sull’assenza dei finanziamenti promessi sul DSU e sulla totale estemporaneità dell’iniziativa dei 500 ricercatori, totalmente inconsistente di fronte alla perdita dei 10.000 ricercatori degli ultimi anni e bocciata sia dai rappresentanti del corpo accademico (CUN) che dai rettori italiani (CRUI).

Cita anche i passi avanti del merito e della valutazione messa in campo da ANVUR, fortemente implementata negli ultimi decreti ministeriali, distorcendo il significato di questi termini perché dimentica, o fa finta di dimenticare, che in assenza di adeguate risorse queste politiche stanno portando ad una lotta tra atenei per contendersi i pochi finanziamenti disponibili, non per aggiudicarsi fondi extra con politiche nuove e programmazione della ricerca, ma solo per evitare di non veder diminuito il proprio budget rispetto l’anno precedente.

Alla luce di tutte queste considerazioni abbiamo deciso di lanciare la campagna “l’università che vorrei” con l’obiettivo di informare gli studenti del PoliMi su come molte delle nostre richieste che possono sembrare sogni sono già realtà in altri stati europei e confrontarci con loro per approfondirli.

I rappresentanti de La Terna Sinistrorsa

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